L’abitudine…accomunante
e’ quella mancanza sconosciuta
che viene riempita dall’inutile
pur di sentirsi “integrati”
anche se cio’ diventa limite
dal quale…non si esce
del quale…ci si compiace
proprio per non “pensare”
con un traguardo individuale
che comporta sacrificio
nella misura d’una individualita’
cosi’ regressa nell’abulia
in quella non verita’ usata
per coprire e coprirsi di nulla
se…porsi una sola domanda
riesce a scoprirti rendendo nudita’
con quella nascita retroattiva
portante constatazione d’ideali
partenti dal pensiero che s’espande
quasi che potesse portare l’uomo
nel mondo platonico delle idee
in un vuoto che e’…spazio da occupare
in un vuoto che…ha un bisogno vitale
di quella facolta’ di essere scelto
e…giammai rifuggente da proprieta’
in un intrinseco legame unente
in quella ambigua condizione singola
che pare proteggere invece d’espandersi
nella posizione ottimale d’armonia
con un compiere e vivere la vita…