Nell’appagato d’amore
che circonda la scena
d’un apparato ben preciso
che chiamasi vita
…il sintonico personale
sembra scivolar di cadenza
in quel ogni giorno diverso
che accresce la coscienza
d’appartenere per qualcosa
che indipendentemente da volontà
sembra seguire la sua percorrenza
che a volte…le serie infinite
dei per caso mai casuali
sembrano trascinio conseguenziale
di quell’aver chiesto per te stesso
quel pizzico che meriti e desideri
onde credere al conforto
che ciò può aprire d’obbiettività
che s’aprono … così nell’incanto
d’una preghiera porta pura
d’aver solo appagata fame
che negli uomini tutti
è solo amore che vorrebbe espressione.
Nell’appagato d’amore
si quantifica il chi sei
nel saper dare di te stesso
quella comunione d’anima infinita
che proprio da lì…dall’infinito essere
ti rende il non essere mai umano
ma misurato ad altro di te stesso…